Atti del Convegno XXV

Prefazione agli atti

Pubblicato in: D’Amore B., Sbaragli S. (2011). Prefazione. In: D’Amore B., Sbaragli S. (2011). Un quarto di secolo al servizio della didattica della matematica. Atti del convegno “Incontri con la matematica n. 25”. VII-X.


Venticinque anni costituiscono una generazione, un quarto di secolo, una meta temporale che ha un suo senso, non solo aritmetico; le modifiche sociali e tecnologiche implicite in un lasso di tempo del genere sono non banali, specie oggi, specie con lo scorrere evolutivo così rapido, con i cambiamenti che comporta, decuplicati rispetto a quelli dei nostri bisnonni. Abbiamo visto affermarsi i PC, abbiamo visto i dischetti da floppy diventare rigidi e poi sparire, abbiamo visto l’informatica povera guadagnare consensi e poi sparire, seguita dalla tartaruga del logo, che sembrava tanto lenta quanto immortale; i raggruppamenti a base diversa dalla dieci, l’enfasi particolare posta sulla binaria, nascere e ragionevolmente sparire; era già in via d’estinzione l’insiemistica come oggetto di studio nella scuola primaria, gli abaci multibase, les reglettes di ispirazione francese; c’era già il tramonto dei blocchi logici e di tutti i modellini ricchi sì di rappresentazioni matematiche ma anche portatori di gravi fraintendimenti che sempre più venivano mostrati e denunciati…
Venticinque anni fa, Guy Brousseau, dopo quasi due decenni di studi ed osservazioni, insegnava al mondo la sua teoria delle situazioni che faceva proseliti; la didattica A stentava oramai a tenere il passo con la ricerca ricca, significativa, funzionale, finalmente scientifica dell’epistemologia dell’apprendimento (la didattica B); cessavano le traduzioni dei progetti importati da altri Paesi; i convegni cambiavano nome, da Insegnamento della matematica a Insegnamento/Apprendimento e finalmente Didattica (il nostro convegno numero 1 già si chiamò nel 1987 La matematica e la sua didattica); le università cominciavano a guardare alle didattiche disciplinari all’interno delle singole facoltà.
Proporre un convegno come questo, dal chiaro e onesto titolo Incontri con la matematica in una cittadina di queste dimensioni sembrava un assurdo azzardo fuori dal comune, una follia; eppure, se alla prima edizione (la numero 0, a Bologna) parteciparono molte centinaia di insegnanti, alla numero 1 a Castel San Pietro, la sala che contava 400 posti a sedere era gremita oltre l’inverosimile. Castel San Pietro era stato scelto perché dolcemente pedicollinare, ricco di hotel di tutti i prezzi, null’altro: chi avrebbe mai pensato che avrebbe poi aspirato a diventare l’indiscussa “capitale della didattica della matematica”, come qualche giornalista ha voluto chiamarla anni fa?
Nello stesso anno, con lo stesso titolo, veniva al mondo una Rivista a carattere almeno nazionale, che voleva accompagnare i docenti di scuola verso il mondo della ricerca; nel Convegno, di regola, i ricercatori avrebbero dovuto divulgare, spiegare il senso delle loro ricerche agli insegnanti; nella Rivista si sarebbero pubblicati i lavori scritti, convincendo gli insegnanti italiani dapprima a leggere e poi ad essere loro stessi artefici e protagonisti di questa ricerca così appassionante.
Ripensare al primo Sindaco che credette a questa avventura ci riporta ad episodi anche gustosi che non staremo qui a ricordare; vale la pena ricordare, invece, questo sì, che chi qui scrive erano: uno assai più giovane, tanto da non riuscire a credere che fosse possibile che una città potesse affidargli un incarico così delicato; e l’altra una bambina che a malapena frequentava una scuola superiore, ben lungi dall’immaginare che un evento del genere nemmeno esistesse. In quanto alla terza persona della terna che oggi dirige scientificamente questo evento, non più bambina, ma certo giovinetta, viveva in tutt’altra parte del mondo e mai si sarebbe immaginata un impegno di questo tipo in Italia, la culla della cultura rinascimentale, null’altro che un nome sull’atlante e sui libri di storia, a quel tempo, per lei.
Chi ha frequentato il primo convegno, chissà dov’è, com’è, che cosa fa, che cosa conserva di quell’evento; temiamo che, a parte uno dei componenti del comitato direttivo, nessuno abbia avuto la sorte di assistere a tutt’e 26 gli eventi. Ma le testimonianze di affetto e di passione sono tante; basti pensare che a novembre, al saldo delle spese presso l’hotel, dopo aver assistito al Convegno n, ci assicurano gli albergatori che ci sono persone che già prenotano per essere ospitati al Convegno n+1; non ha dell’incredibile questo attaccamento affettivo? Non è il segno che, a scatola chiusa, il Convegnista sa già che il Convegno sa sempre proporre qualche cosa di professionalmente utile?
Tutti gli studiosi italiani di didattica della matematica hanno avuto la possibilità di esporre le proprie ricerche da questo palcoscenico; e tanti tanti stranieri; ricordo solo, fra tutti: Michèle Artigue, Guy Brousseau, Ricardo Cantoral, Ubiratan D’Ambrosio, Raymond Duval, Rosa María Farfán-Márques, Efraim Fischbein, Athanasios Gagatsis, Juan Diaz Godino, Colette Laborde, Salvador Llinares, Hermann Maier, Fréderique e George Papy, Luis Radford, Maria Luisa Schubauer-Leoni, Gérard Vergnaud.
Gli Atti, che in quasi tutti i convegni escono mesi dopo, un anno dopo, anni dopo, quando oramai sono tristemente inutili, qui escono sempre, sono sempre usciti contestualmente all’inaugurazione. Sappiamo che molti di coloro che leggono queste righe non capiscono la profonda difficoltà insita in questa affermazione, all’apparenza così banale; ma chi ha partecipato almeno una volta all’organizzazione di un evento, anche minore, sa bene che cosa ciò comporti. Anche quest’anno, il ventiseiesimo volume degli Atti sta a testimoniare il successo dell’impresa. È qui, tra le vostre mani, Lettori, il giorno dell’inaugurazione, 4 novembre 2011.
Il Convegno è nato per creare una relazione tra il mondo della ricerca e quello della prassi scolare, per offrire l’occasione di un incontro; ma anche per far conoscere ai docenti di scuola dell’infanzia, primaria, media, superiore ed universitaria le buone pratiche di colleghi, cioè quegli eventi didattici, quelle tematiche che hanno avuto successo apprenditivo. È per questo che, fin dalla prima volta, abbiamo dato sempre spazio a seminari, laboratori, conferenze, mostre affidati a docenti di scuola e non solo ad universitari ricercatori. Volevamo che questo diventasse il palcoscenico per le imprese didattiche riuscite. Se è vero che abbiamo … contagiato almeno 23.000 docenti in 26 anni, se è vero che abbiamo avuto 200 relatori universitari, possiamo calcolare che sono almeno 1000 gli insegnanti che hanno avuto l’occasione di esporre i propri lavori d’aula, spesso avvincenti e sorprendenti.
Per non dire di cinema, teatro, arte, fisica, linguistica, pedagogia, filosofia, giocoleria, psicologia, magia etc., discipline, arti, attività che ancora oggi molti stentano a collegare con la matematica.
La matematica è nobile, bella, appassionante, utile… non saremo noi a dirlo; ma anche chi la insegna non sempre coglie questi aspetti sui quali noi abbiamo sempre insistito; dalle mostre, dagli spettacoli, dalle varie attività collaterali cerchiamo di lanciare sempre questo messaggio; come talent scouts siamo sempre vigili e attenti a ogni novità, a ogni segnalazione, leggiamo, corriamo a vedere, ascoltiamo. Non è facile, per 26 anni, trovare tematiche nuove. In passato, molti sono stati i Colleghi che ci hanno aiutato in questa impresa; soprattutto Francesco Speranza che studiò a tavolino il Convegno al suo nascere (anzi, la doppia impresa; perché, pur non volendo apparire neppure in quella, diede però dei suggerimenti fondamentali per la creazione della Rivista); e poi l’allievo-amico compianto Giorgio Bagni per alcuni anni; ed altri che, oltre ad essere appassionati frequentatori, ci hanno aiutato in varie imprese, come ha fatto Tito Pellegrino con la redazione dei suoi storicamente preziosi indici. Anche alcuni famosi artisti hanno legato il proprio nome a questo evento; Lucio Saffaro, per esempio, e soprattutto Oscar Reutersvärd che volle regalarci per sempre la possibilità di usare come logo del gruppo di ricerca bolognese e come immagine di copertina delle nostre iniziative quelle sue magiche figure impossibili, famose in tutto il mondo.
Quest’anno si svolge il Convegno numero 25, cioè il 26°, davvero 25 anni di storia; attorno a noi è successo di tutto, governi trionfanti sono caduti, partiti immarcescibili sono stati annichiliti, idee filosofiche o sociali si sono radicalmente modificate… La scuola ha cambiato programmi, indicazioni, nomi, tipi di strumenti, riferimenti culturali, ministri… Ah, Ministri; in questi 25 anni abbiamo ricevuto spesso lettere che testimoniavano l’interesse di vari Ministri per la nostra iniziativa, ma mai nemmeno uno di essi è venuto alle inaugurazioni; sì, certo, sono venuti Rettori, Presidenti di Enti prestigiosi (Regione, Provincia, Ufficio Scolastico Regionale, UMI …) ma mai nessun Ministro; in altri convegni, sempre organizzati da noi, questo talvolta è anche successo, qui mai. Eppure questo Convegno ha avuto la possibilità di incidere profondamente sulle modalità di insegnare la Matematica nelle scuole italiane, ce lo testimoniano in tanti, perfino articoli su quotidiani e riviste di divulgazione, dove è stato più volte citato, in TV anche nazionale; ma, soprattutto come si evince dalle migliaia di lettere dei frequentanti e dal porta-a-porta che accompagna i nostri siti, sempre molto visitati. Ma Ministri, mai.
Il clima che caratterizza questo Convegno è la simpatia, l’accoglienza, il sorriso, l’allegria che circonda gli eventi, l’atmosfera di semplicità e complicità; sarà per questo che il numero di studenti universitari di varie Università italiane e straniere è sempre in costante e significativo aumento? Sarà per questo che gli sponsor accorrono numerosi a sostenere l’iniziativa? Sarà per questo che in città c’è una sensazione di rispetto e simpatia verso il Convegnista? Non è sempre così, ci sono Convegni cupi e tristi, dove è difficile respirare; qui si sorride. Ricordiamo un’occasione, anni fa, in cui per la prima volta arrivò un numero impressionante di convegnisti del tutto inatteso. Non c’erano abbastanza sedie per tutti; e così, dal palco, chiedemmo la cortesia ai “giovani” di sedersi per terra, in attesa che i camion del Comune andassero a prelevare sedie dai Comuni limitrofi, il che avrebbe richiesto forse un paio d’ore… Ed ecco che tutti i Convegnisti con i capelli bianchi diedero la dimostrazione della loro giovane età, accoccolandosi per terra. L’anno dopo affittammo la sala attuale, capace sì di 1000 posti, ma di nuovo già talmente insufficiente da spingerci a creare eventi paralleli al sabato.
Prepariamoci ad un evento eccezionale ed aspettiamo con ansia il mezzo secolo…

Bruno D'Amore e Silvia Sbaragli