Atti del Convegno XIX

Prefazione agli atti

Alcuni punti nodali caratterizzano questo nostro convegno 19: un fatto puramente numerico ed un fatto squisitamente “politico”.

Il numerico: avendo cominciato con il primo numero naturale, zero, questo è, di fatto, il ventesimo convegno; il primo però si celebrò a Bologna e non a Castel San Pietro Terme, dunque è per questo che quel convegno zero viene da noi considerato spurio; celebreremo dunque il magico numero 20, non banale per un Convegno, nel 2006, facendo scintille.

Il “politico”: siamo in anni di riforme che riguardano tutto l’impianto scolastico italiano, dalla scuola dell’infanzia all’università; in una situazione oggettivamente un po’ turbolenta, molte cose stanno cambiando, per esempio il corso degli studi universitari e la formazione degli insegnanti.

È proprio a questo straordinario tema [che è, allo stesso tempo, teorico (che cosa vuol dire “preparare” un futuro insegnante di Matematica?) e pratico (come farlo?)] che dedicheremo sforzi futuri. Qui, in questo evento del novembre 2005, vogliamo ancora concentrarci sull’apprendimento.

Chi avesse voglia di ripercorrere i temi e le principali conferenze tematiche degli anni passati, vedrà che abbiamo quasi sempre puntato su due dei poli del triangolo della didattica, il Sapere (cioè la Matematica) e l’allievo, proponendo all’attenzione sempre la problematica dell’apprendimento al posto di quella che altri Convegni proponevano, l’insegnamento.

Ora, però, il messaggio è passato e tutti sono consapevoli della centralità dell’allievo e del suo processo di apprendimento. Questo spiega il titolo di questo convegno 19, una conferma.

Ma è giunto il momento di cominciare a dedicarsi alla figura cardine del processo di insegnamento-apprendimento, l’insegnante, mediatore tra l’allievo che apprende ed il Sapere. I più attenti coglieranno già, in molte delle relazioni del 2005, lo sforzo di premettere all’analisi del comportamento dello studente le convinzioni degli insegnanti che sono l’origine logica, concettuale e causale, del comportamento cognitivo degli studenti.

Queste scelte sono il preludio a quel che verrà dal Convegno 20 in poi. Abbiamo ferma intenzione di cominciare a costringere l’insegnante a riflettere obiettivamente sulle proprie convinzioni, sul proprio agire, sul proprio modo di essere insegnante, sul proprio stile, sulle proprie competenze.

Cominciamo da quest’anno, creando un ideale collegamento ponte tra le convinzioni dell’insegnante e gli apprendimenti degli allievi.

Ecco allora che quelle difficoltà di modifiche “politiche” passano in secondo piano, di fronte alla professionalità auspicata per gli insegnanti. La consapevolezza, l’assunzione di responsabilità, la definizione del ruolo, non sarà più questione istituzionale, ma personalizzazione auspicata da un’accentuata sensibilità. E ciò riguarda proprio la riflessione critica sulle proprie competenze (in Matematica, in Didattica) e sulla propria interpretazione del termine “professionalità”.

Così, i numeri diventano segnali importanti: abbiamo imposto un modello di Convegno basato sull’apprendimento fino a 19, lo trasformiamo un po’, calcando la mano sull’insegnante, a partire da 20.

Siamo così certi che tutti i nostri sforzi di ricercatori, da anni tesi a cercare nelle convinzioni degli insegnanti le ragioni degli apprendimenti degli studenti, porteranno indubbio vantaggio alla nostra scuola militante, cosicché il Convegno resti quell’occasione di crescita che sempre lo ha caratterizzato.

Bruno D'Amore e Silvia Sbaragli